Gruppo Ferroli, 600 esuberi. Rischiano San Bonifacio e Alano

Il nuovo piano industriale del gruppo Ferroli, produttore di caldaie il cui principale stabilimento si trova a San Bonifacio, in provincia di Verona, prevede il dimezzamento del personale con 600 esuberi su 1.200 dipendenti e la cessione o chiusura degli stabilimenti di San Bonifacio e di Alano di Piave, in provincia di Belluno.

Il piano industriale è stato presentato il 21 luglio 2016 dalla dirigenza ai sindacati, che lo hanno respinto, «ritenendolo inaccettabile – scrivono in una nota Fim, Fiom e le Rsu degli stabilimenti coinvolti –  viste le conseguenze sul piano sociale e occupazionale. Ritengono che l’azienda stia percorrendo la strada più facile per risolvere i molti problemi creatisi negli ultimi anni, facendo pagare il prezzo più alto ai lavoratori».

L’amministratore delegato Maurizio Prete, ha disegnato il piano per rendere più snella e internazionale l’industria. Questo prevede la cessione o la chiusura degli stabilimenti di Alano di Piave, che conta 130 dipendenti, e di Cento (Ferrara) e Grugliasco (Torino). Per la fonderia del gruppo, a San Bonifacio, si prevede invece come probabile la cessione, mentre nel quartier generale nel Veronese rimarrebbero gli uffici del gruppo.

Esternalizzazioni in vista anche per la logistica e per la produzione di motori elettrici. La nuova Ferroli si concentrerebbe a partire dal 2017 nella produzione di scaldabagni a Casole d’Elsa (Siena), di bruciatori, prodotti specialistici e a biomasse a San Bonifacio, di prodotti per il riscaldamento e la refrigerazione sia residenziale che industriale nella frazione di Villanova, frazione di  San Bonifacio.

I lavoratori del gruppo hanno scioperato il giorno 21 luglio e annunciano una lunga vertenza. Nel 2015 la crisi era stata evitata grazie all’intervento dei fondi Oxy Capital e Attestor che avevano investito 65 milioni di euro e rinegoziato i debiti con le banche, esposte per 350 milioni nei confronti del gruppo Ferroli.

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