Pensioni: dal Veneto in 4mila a Roma contro la legge Fornero

Quattromila pensionati veneti a Roma per chiedere la revisione completa della legge Fornero, con 50 fra pullman e treni. Il 19 maggio 2016 a Roma Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp convocano in piazza del Popolo i pensionati all’insegna dello slogan “A testa alta!”, una manifestazione nazionale che arriva un mese e mezzo dopo il corteo regionale di Venezia del 2 aprile con Susanna Camusso, mira a ottenere una convocazione dal governo Renzi per studiare nuove soluzioni sul fronte previdenziale.

A partire dalla famigerata rivalutazione degli assegni, vera bestia nera dei pensionati che chiedono di avere indietro l’intero importo delle indicizzazioni del biennio 2012-2013, il cui blocco era stato deciso dal governo Monti nel decreto “Salva Italia”. Misura poi bocciata da una sentenza della Corte costituzionale che ha spinto il governo Renzi a stanziare risorse per un parziale rimborso dei pensionati coinvolti. Il rimborso è scattato il 3 agosto 2015 coinvolgendo 400mila pensionati in Veneto.

I numeri

I sindacati hanno fornito un po’ di numeri che fotografano lo stato dei pensionati in Veneto. Il 37,5% guadagna meno di 1000 euro lordi al mese pari a circa 850 euro netti: sono 480mila su 1 milione 280mila pensionati totali veneti. Il 25%, uno su quattro, porta a casa meno di 750 euro lordi al mese. Dati che peggiorano se guardiamo alla platea femminile: una pensionata su due (circa 340mila) percepisce meno di 1000 euro lordi al mese, mentre una donna su dieci (circa 70mila) ne prende meno di 500. Va meglio ai maschi: uno su quattro (circa 140mila anziani) porta a casa meno di mille euro lordi al mese e il 6,8% deve accontentarsi di un assegno inferiore ai 500 euro. L’assegno medio lordo annuo delle pensionate è di 9 mila euro, quello dei pensionati è di 15.580 euro.

Le ipotesi di taglio delle pensioni di reversibilità circolate nelle scorse settimane colpirebbero «15mila pensionati veneti, numero che corrisponde ai nuovi assegni di reversibilità che vengono erogati ogni anno in Veneto» secondo le cifre dei sindacati. Toccare la reversibilità significa colpire soprattutto le vedove: nella nostra regione sono 317.278 gli assegni di reversibilità in capo alle pensionate venete, contro 39.252 assegni destinati ai pensionati.

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Le proposte

Cgil Cisl e Uil vogliono anche tornare al sistema di rivalutazione in vigore prima del “Salva Italia”. E le richieste riguardano anche il fisco: vogliono essere inclusi nella platea che ha diritto al bonus di 80 euro per i lavoratori dipendenti, a cui vogliono avere equiparata anche la pressione fiscale. Sul fronte dei servizi la piattaforma sindacale comprende una legge nazionale sulla non autosufficienza.

«Saremo in tantissimi a Roma per rivendicare la dignità dei pensionati e per garantire un futuro previdenziale ai nostri giovani» commenta Rita Turati, segretaria generale Spi Cgil Veneto. Per Luigi Bombieri, segretario generale Fnp Cisl Veneto, «durante la crisi noi pensionati abbiamo avuto un ruolo, che ci è stato riconosciuto, di collante sociale, soprattutto nella solidarietà familiare. Ora che ci sono segnali di ripresa, è inammissibile continuare a far cassa sulle pensioni». Walter Sperotto, segretario generale Uilp Veneto, parla di «ricomporre la frattura generazionale che si è creata soprattutto in questi anni di crisi, in cui siamo stati dipinti come dei privilegiati».

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