Megahub Schio, con makers e coworkers riparte l'ex maglificio
Due giorni di festa e una dimostrazione pratica di come i lavori oggi possano essere declinati in tutti i modi in cui la creatività li immagina. E di come i freelance possono uscire dalla solitudine e trovare forme di collaborazione a partire dagli spazi in comune. Megahub, 600 metri quadri in un ex edificio maglificio, ha aperto a Schio venerdì 13 maggio con un dibattito e una visita agli spazi del fablab, dell’officina artigianale e del coworking. Il giorno successivo l’evento è proseguito con una serie di workshop, aperitivo e musica, con tanto di mini robot per fare lo spritz, a dare un tocco di autoironia nerd all’inaugurazione. A tre mesi dall’avvio delle attività, sono già 7 i coworkers e altrettanti i makers che hanno scelto questo spazio per il loro lavoro quotidiano.
«La provincia di Vicenza è stata quella che ha risposto con il maggior numero di domande al bando regionale per i Fablab – ha spiegato Gianluigi Cogo, responsabile del progetto Fablab Veneto, che ha sostenuto finanziariamente l’acquisto di alcuni macchinari, a partire dall’immancabile stampante 3d –. Ora si tratta di creare un’empatia fra le vecchie generazioni di artigiani e le loro associazioni e i makers che con la loro creatività animano questi spazi». Pronta la risposta di Nereo Dalla Vecchia, presidente di mandamento di Confartigianato Schio: «L’empatia da parte nostra c’è, e la diminuzione del numero di imprese artigiane che registriamo costantemente dal 2007 ci fa capire che forse anche da luoghi come questo possono venire delle risposte per uscire dalla crisi».
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Ai saluti del sindaco di Schio Valter Orsi – che ha lanciato il suo «in bocca al lupo» alla nuova realtà nata negli spazi dell’ex maglificio Sartori in via Paraiso, ai bordi della zona industriale scledense – si è affiancato il racconto di Alessandra Turcato, presidente della cooperativa sociale Samarcanda che ha lanciato il progetto: «Una cooperativa sociale che crea uno spazio per il lavoro può suonare inusuale – ha detto Turcato –, ma il filo che tiene insieme il nostro lavoro è quello della relazione. Questo è uno spazio per creare nuove relazioni, in primis fra i giovani che lavorano e lavoreranno qui». Fablab, officina artigianale con i macchinari in affitto ad ore, area per la formazione all’impresa, e poi al piano di sopra il coworking e le sale riunioni per i freelance e le startup che ancora non possono permettersi una sede tutta propria. Sono le anime di Megahub, a raccontarle il coordinatore Giovanni Gasparin, assistente sociale reinventatosi tuttofare: «L’idea è nata due anni fa, quando gestivamo l’Informagiovani di Schio e sentivamo la fame di spazi – spiega Gasparin – che ci arrivava dai ragazzi e dalle ragazze che incontravamo. Con loro abbiamo cominciato a immaginare questo luogo».
Uno di questi è Martino Sasso, laureato in design, oggi designer e maker freelance che nell’officina al piano terra sta lavorando al prototipo di una valigia commissionatagli da un’azienda del territorio. «Oltre al disegno faccio anche il prototipo, è questo il vantaggio competitivo che questo spazio ci offre» racconta Sasso. Anna Cervo invece lavora alla scrivania nel coworking al piano di sopra: la sua startup Gioies crea piccole confezioni di dolci confezionati da ragazzi disabili impiegati in alcune cooperative sociali partner. «Sono appena partita e lavorare da casa era complicato – racconta –. Qui ho uno spazio di rappresentanza per i clienti ma sopratutto sono in contatto giorno dopo giorno con altre persone con cui condividere il tempo e le idee. Per i nuovi espositori di legno di Gioies, ad esempio, mi sono rivolta alla falegnameria del piano terra, e sta nascendo un progetto».
Giulio Todescan