Fondo Atlante: chi sono i nuovi padroni di Banca Popolare di Vicenza
Fondo Atlante è di fatto il nuovo padrone di Banca Popolare di Vicenza, dopo che ieri Borsa Italiana ha respinto la proposta di quotazione dell’istituto di credito vicentino perché troppo bassa è stata la quota dell’aumento di capitale sottoscritta dagli investitori (7,66% su 1,5 miliardi, mentre il flottante minimo richiesto per entrare in Piazza Affari è il 25%). Il risultato di questa bocciatura è che sarà il Fondo Atlante, garante dell’aumento di capitale, ad acquistare l’intero pacchetto di azioni emesse dalla ex popolare per raggiungere i requisiti di sostenibilità patrimoniale imposti dalla Banca centrale europea.
Il fondo d’investimento Quaestio Capital Management Sgr, che guida il Fondo Atlante, lo ha ribadito in una nota in cui «conferma che sottoscriverà (in nome, per conto e nell’interesse del Fondo Atlante) n. 15.000.000.000 azioni ordinarie di nuove emissione della banca al prezzo unitario di euro 0,10, per un
controvalore complessivo di Euro 1.500.000.000. Per l’effetto il Fondo Atlante verrà a detenere una partecipazione nel capitale sociale della Banca pari al 99,33%».
Chi ha investito in Fondo Atlante
La nota di Quaestio Capital prosegue spiegando con quali intenzioni si appresta ad entrare nella cabina di comando di via Battaglione Framarin: «Il Fondo Atlante, quale anchor investor, intende sostenere la ristrutturazione, il rilancio e la valorizzazione della banca, avendo come obiettivo prioritario l’interesse dei propri investitori». Ma chi sono gli investitori di Fondo Atlante per il cui interesse verrà d’ora in poi gestita la partita della lunga crisi di Banca Popolare di Vicenza?
Quaestio non ha rivelato la lista completa degli investitori. Si sa però che sono «67 istituzioni italiane ed estere, che includono banche, società di assicurazioni, Fondazioni bancarie e Cassa Depositi e Prestiti», per una raccolta totale di 4 miliardi 249 milioni di euro. I numeri sono stati diffusi – in una slide – il 29 aprile 2016, il giorno dopo la chiusura dei termini per partecipare all’investimento.
Ovviamente del fondo fa parte Quaestio Capital, i cui principali azionisti sono Fondazione Cariplo (37,65%), Locke Srl detenuta dal fondatore di Quaestio Alessandro Penati e dal management (22%), Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti (18%), Direzione Generale Opere Don Bosco (15,6%) e Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì (6,75%).
Intesa Sanpaolo ha annunciato un investimento in Fondo Atlante compreso fra 800 milioni e 1 miliardo di euro. Anche Unicredit, a cui Atlante è subentrato nella garanzia dell’aumento di capitale della Popolare di Vicenza, ha parlato di un contributo fino a 1 miliardo. Ubi Banca ha deciso di investire 200 milioni nel fondo, mentre Banca Popolare dell’Emilia Romagna ne ha investiti 100, il medesimo importo di Banca Popolare di Milano.
Sono della partita anche Credito Valtellinese, che ha sottoscritto quote per 60 milioni di euro, e poi una serie di banche hanno investito in quote di 50 milioni di euro: si tratta di Banca Mediolanum, Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Sondrio, Banca Popolare di Bari, e Banco Popolare. Ha aderito al fondo con 40 milioni di euro Cattolica assicurazioni. Infine Banca Carige aderisce al fondo con 20 milioni di euro.
Cdp, assicurazioni e fondazioni
Sommando queste cifre – rese pubbliche dagli investitori – si arriva a 2 miliardi 770 milioni di euro. Restano fuori dal conteggio 1 miliardo 479 milioni di euro. Denaro che, a quanto è stato diffuso dalla stampa nelle scorse settimane e non smentito, proverrebbe fra gli altri dalla Cassa Depositi e Prestiti (partecipata per l’80,1% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, per il 18,4% da 64 fondazioni di origine bancaria mentre il restante 1,5% è in azioni proprie) che avrebbe investito 500 milioni.
Sicuri invece gli apporti del mondo assicurativo: 150 milioni da Generali, 100 milioni da Allianz Italia. Non confermato ufficialmente (ma neppure smentito) l’apporto di Poste Vita per 240 milioni di euro. Altri contributi sono arrivati dal mondo delle fondazioni bancarie, a partire da Fondazione Cariplo e Fondazione Sanpaolo che avrebbero assicurato fino a 100 milioni a testa.
Che cosa farà Fondo Atlante
Il fondo avrà una durata di 5 anni, rinnovabile fino ad altri tre anni. Quaestio Capital Management si assicura una commissione dello 0,07% all’anno, mentre un’altra commissione (0,0125%) va alla banca depositaria, Rbc Investors Services Bank. Fino al 70% del fondo sarà investito nel sostenere aumenti di capitale di banche in difficoltà patrimoniale: il caso Banca Popolare di Vicenza, che assorbe più di un terzo del capitale del fondo, è l’apripista. Il restante 30% del Fondo Atlante sarà investito in non performing loans, cioè crediti deteriorati che le banche hanno “in pancia” e non riescono a riscuotere. Dopo il giugno del 2017 tutta la quota del fondo non investita in banche potrà essere investita in non performing loans.
L’obiettivo del fondo è ovviamente guadagnare, con un rendimento prospettato di circa il 6% l’anno. Lo farà operando sul mercato dei crediti, ed entrando nelle banche che affrontano aumenti di capitale difficoltosi: «Il Fondo intende decidere e sostenere la ristrutturazione e il rilancio più efficace della banca come anchor investor che ha come unico obiettivo gli interessi degli investitori».
Il primo banco di prova sarà la Banca Popolare di Vicenza, di cui Fondo Atlante è ora padrona con il 99,33% del capitale sociale. La banca sarà spacchettata, sarà oggetto di fusioni? A quanto si legge nelle intenzioni pubbliche, il Fondo Atlante non intende impegnarsi a lungo nell’istituto vicentino: «La ristrutturazione e il rilancio – si legge nelle slide – delle banche in cui il Fondo investe e la velocità di uscita sono la chiave del successo del Fondo».