BpVi, sindacati duri con Iorio: "Mr Wolf non risolve i problemi"
I sindacati dei dipendenti di Banca Popolare di Vicenza hanno sempre appoggiato la politica del direttore generale Francesco Iorio, chiamato l’anno scorso a risolvere i problemi dell’istituto di via Battaglione Ferrarin. Almeno fino ad ora. La nota firmata da Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin, che fa il bilancio degli ultimi fatti, il fallimento di aumento di capitale e approdo in Borsa con l’arrivo del Fondo Atlante a prendersi di fatto l’intera torta, è una dura requisitoria contro la gestione Iorio (e di Stefano Dolcetta, presidente che ha preso il posto di Gianni Zonin al vertice di BpVi). Iorio viene definito Mr Wolf, una citazione del film Pulp Fiction, dove è l’uomo che per antonomasia “risolve problemi”: solo che lui, «chiamato per pulire il disastro e rimettere le cose a posto, non ha risolto la situazione».
«Un cambio al vertice che annunciava 3 obiettivi chiari per mettere in sicurezza il Gruppo – scrivono i sindacati –. Trasformazione in Spa, aumento di capitale, quotazione in Borsa. Se la trasformazione in Spa è stata raggiunta grazie al fondamentale contributo dei dipendenti, gli altri obiettivi sono clamorosamente falliti. Sfortuna? Fatalità? Errori o ambigua regia? Come se non bastasse, il 26 marzo 2016 nel corso della assemblea in cui non è stata votata l’azione di responsabilità è stato scandalosamente deliberato: l’incremento della “buonuscita” per il top management (si possono trovare i dettagli alle pagine 484-485 del prospetto informativo depositato in Consob in data 21/4/2016). E la non attivazione del sistema incentivante 2016 “in considerazione della particolare situazione di criticità che il gruppo affronta…”».
BpVi: tutti gli errori di Iorio per i sindacati
Scelte che per i sindacati bancari si sommano ad altri errori: «La mancata azione di responsabilità, siamo diventati una vergogna nazionale, e l’irritualità delle modalità di votazione. Le promesse di conciliazione e risarcimento per i soci “scavalcati” (quale cronologia?). Il prezzo dell’azione sprofondato a euro 0,10 con dichiarazioni dei vertici del tipo “poteva andare peggio”». E poi c’è la garanzia data da Unicredit all’aumento di capitale, ma poi la ricapitalizzazione della banca è stata «ottenuta solo grazie all’intervento di Atlante, ma costata comunque 76 milioni di euro».
La lista degli errori si allunga: c’è «il tentativo di “bavaglio” ai media (la brillante lettera a Report letta in diretta dalla Gabanelli)», e la «spending review solo per i dipendenti (5 anni senza premio aziendale, 7 anni senza sistema incentivante) ma non certo per i manager (nuove assunzioni milionarie con risultati che sono sotto gli occhi di tutti)».
Il futuro è Fondo Atlante
«Per il nostro futuro – si conclude la requisitoria di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin – bisognerà attendere l’insediamento del nuovo cda BpVi (e le indicazioni di Quaestio Capital Management Sgr, leggasi Fondo Atlante) che ci auguriamo possa veramente guidare il gruppo verso sorti migliori, probabilmente l’ennesimo Piano Industriale e forse le vicende di Veneto Banca. Non accetteremo sacrifici senza garanzie per i dipendenti del Gruppo».