Veneto Banca, 730 esuberi e 60 filiali da chiudere
Nuova “cura dimagrante” per Veneto Banca: si prepara la chiusura di 60 filiali, di cui 30 entro maggio (oltre alle 70 che sono già state eliminate) e una riduzione del personale per 730 posti. Intanto il consiglio di amministrazione della banca ha fissato per giovedì 5 maggio (in unica convocazione) l’assemblea dei soci che dovrà approvare il bilancio 2015 e rinnovare i vertici aziendali, per poi partire con l’aumento di capitale (1,5 miliardi garantiti da Banca Imi) e la quotazione in Borsa, operazioni che si prevede di concludere nella prima metà di giugno 2016.
I sindacati intanto pubblicano i dettagli del nuovo piano di tagli che Veneto Banca ha comunicato loro il 16 marzo. «È prevista la chiusura di ulteriori 60 filiali, che si sommano alle 70 che sono già state chiuse – scrivono le rappresentanze sindacali aziendali e le sigle Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin – L’azienda ha dichiarato di volerne chiuderne 30 entro il mese di maggio e le restanti comunque non oltre il primo trimestre del 2017».
Riorganizzazione: modello hub&spoke
Il progetto aziendale prevede poi la «razionalizzazione della struttura di Direzione Centrale e delle Direzioni Territoriali (da 8 a 3 per Veneto Banca – 1 per Bancapulia), l’attivazione del preannunciato modello Hub&Spoke, un nuovo modello per la gestione della clientela Small Business e Private, l’incorporazione di Apulia Pronto Prestisto in Bancapulia» proseguono i sindacati. L’obiettivo da raggiungere è la riduzione del cost/income, il rapporto tra costi operativi e introiti operativi della banca, dal 70% al 47%.
I sindacati: niente panico
Per fare questo servirà «una consistente riduzione del personale che l’azienda ha quantificato in 730 risorse e che contiamo si possano in parte ricollocare» affermano le sigle sindacali, che invitano «tutti i colleghi a non farsi prendere dal panico, dal momento che, fino ad oggi, le varie criticità che si sono via via presentate sono sempre state responsabilmente gestite con intelligenza da parte di tutti quanti».
La vertenza che si apre durerà al massimo 50 giorni dal primo incontro: una procedura «finalizzata a ricercare le possibili soluzioni idonee a ridurre impatti sul piano sociale. Da parte nostra, il sommo obiettivo sarà quello di non disperdere il patrimonio umano e professionale presente nell’impresa, salvaguardando il salario e l’occupazione, facendo ricorso esclusivamente agli strumenti di contratto disponibili e nel rigoroso rispetto di quanto questi consentono».
Punto fermo per i sindacati è il no alle esternalizzazioni: «Non consentiremo che vi sia, in alcun modo, la possibilità che si esternalizzino attività all’infuori di quanto previsto dalle regole del settore. Riteniamo che vi dovrà essere da parte di tutti gli attori in gioco un enorme senso di responsabilità perché non si finisca con il far pagare agli innocenti lavoratori il conto della crisi che sta attraversando il nostro gruppo».