Confindustria, il Nordest resta spaccato
Potremmo fare la cronaca del “chi-sta-con-chi”, la mappa delle correnti e la radiografia dei veti incrociati. Ma basta una sola frase a riassumere il conclave di ieri a Padova fra i presidenti degli industriali di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige: il Nordest perde l’ennesima occasione per costruire una rete e contare davvero a Roma, e preferisce mettere in scena l’ennesima battaglia dei campanili mentre altrove si gioca la partita vera, quella per stabilire chi sarà al timone di Confindustria nei prossimi anni, con che squadra e programma.
In tre settimane nessun passo avanti
Lo scrivevamo l’8 febbraio: «La corsa alla poltrona numero uno di Confindustria, ancora una volta, vede il Veneto partecipare in ordine sparso», e «se una linea c’è, è difficile intravvederne la traiettoria. Mentre è chiaro l’obiettivo, che poi è un po’ sempre lo stesso: garantire al Veneto una delle sei vicepresidenze nazionali. Non sarà un po’ pochino?». Sono passate tre settimane, e non si è fatto un passo avanti.
La lezione (in negativo) di Expo Venice
Anzi. La riunione padovana che doveva unire il Nordest sotto l’ombrello di un candidato unitario ha invece fotografato la spaccatura fra chi sostiene Vincenzo Boccia e chi Alberto Vacchi, e a poco sono valsi i tentativi di mediazione del presidente di Confindustria Veneto Roberto Zuccato. Non interessa qui discutere dei candidati, ma del metodo. Ovvero della stessa incapacità di far progetti che leggiamo in questi giorni nell’epilogo di Expo Venice, la mini-Expo alla veneta che doveva portare 800mila visitatori a Marghera e invece ne ha attirati solo 90mila, lasciandosi dietro un buco di tre milioni di euro, e un sistema fieristico regionale ancora più debole e frammentato di quanto già non fosse.