Banco Popolare-Bpm, crollo in Borsa dopo lettera Bce

Le richieste della Bce “pesano” su Banco Popolare: il matrimonio con Banca Popolare di Milano è più complicato del previsto. Dopo l’incontro a Francoforte il 9 marzo fra i vertici delle due banche popolari e quelli della Banca centrale europea, la situazione non si è sbloccata. Dopo giorni di attesa, il 16 marzo 2016 la Bce ha indirizzato una lettera ai due istituti con precise condizioni per dare il via libera alla fusione. E la Borsa ne ha risentito, con una perdita del 14% per Banco Popolare e del 5% per Bpm nella giornata del 17 marzo.

Si tratta del primo caso di fusione “guidata” dalla Bce dopo l’avvio della vigilanza bancaria unica europea. Per questo, secondo gli analisti, le richieste arrivate da Francoforte – si parla di un aumento di capitale, ma anche di una stretta sugli organismi di gestione evitando ogni duplicato, e della cessione di quote nelle partecipate – sono particolarmente impegnative.

A quanto riporta l’agenzia Reuters, i Ceo dei due istituti Pier Francesco Saviotti e Giuseppe Castagna si oppongono all’aumento di capitale, inoltre alcuni soci di Bpm spingerebbero per ottenere un periodo di transizione di tre anni in cui Bpm e Banco Popolare rimangano entità autonome pur all’interno di un nuovo gruppo nato dalla fusione. Esattamente il contrario di quanto chiede Francoforte, che spinge per una governance molto snella.

Domani sabato 19 marzo è intanto convocata l’assemblea dei soci di Banco Popolare. All’ordine del giorno l’approvazione del bilancio 2015, chiuso in positivo per 430 milioni e con un dividendo di 15 centesimi ad azione. L’appuntamento per i soci è alle 8.30 a Lodi, presso il Centro Servizi “Lodinnova”, in via dell’Industria 2, Frazione San Grato.

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