Assemblea Bpvi: che succede a chi vota No (e Sì)
Assemblea Banca Popolare di Vicenza del 5 marzo 2016: i soci saranno chiamati a votare su tre aspetti cruciali per il futuro della banca: la trasformazione in Spa, l’aumento di capitale per almeno 1,5 miliardi e la quotazione in Borsa. Ma che cosa succede se si vota “No” ai tre quesiti, come propongono alcune associazioni di azionisti? E se invece si vota “Sì”?
Che cosa succede a chi vota “No”
Se vinceranno i “No” è difficile prevedere che cosa accadrà: il processo di trasformazione in Spa sarà fermato. La Banca centrale europea è pronta ad adottare “misure di vigilanza” che potrebbero sfociare, nel caso di mancanza di liquidità, nel bail-in ovvero nel prelievo di fondi dai conti correnti con depositi superiori ai 100mila euro. Le associazioni dei “No Spa” invece ritengono si possa avviare un piano di scomposizione del Gruppo Banca Popolare di Vicenza, vendendone delle parti in modo da far scendere l’attivo sotto gli 8 miliardi, soglia sopra la quale c’è l’obbligo di diventare Spa entro il 18 dicembre 2016.
In caso di vittoria dei “Sì” con una maggioranza di almeno due terzi dei votanti (e qualunque sia il numero dei votanti stessi) la vecchia forma cooperativistica lascerà il passo a una società per azioni. Che cosa accadrà a chi avrà votato contro questo passaggio?
Prima di tutto va precisato che chi vota “No” alla trasformazione in Spa rimarrà socio della banca: avrà due possibilità. La prima, mantenere il proprio pacchetto di azioni (eventualmente anche incrementarlo se volesse aderire all’aumento di capitale) ma con un peso minore di prima nella governance della banca. Finisce infatti l’epoca del voto capitario (“una testa, un voto”), i soci peseranno in proporzione alle azioni che possiedono. La seconda opzione è esercitare il diritto di recesso.
Diritto di recesso
Il diritto di recesso è una prerogativa di coloro che avranno espresso voto contrario alla costituzione della nuova società per azioni, ma anche degli assenti e degli astenuti. Il recesso nella sostanza consiste nel chiedere a Banca Popolare di Vicenza di rimborsare le proprie azioni, al valore di liquidazione stabilito dal cda della banca: 6,3 euro per ogni azione.
Il recesso non è una conseguenza diretta del voto contrario. Il socio si deve attivare, scrivere una lettera alla banca in cui dichiara il numero di azioni di cui è in possesso e comunica la volontà di voler recedere dal rapporto societario. Come spiega l’avvocato Andrea Filippini consulente dell’associazione “Noi che credevamo nella Banca Popolare di Vicenza”, sul sito dell’associazione stessa sarà pubblicato un modulo standard per la richiesta di recesso.
La lettera deve essere inviata entro 15 giorni dalla trascrizione in Camera di commercio della delibera di trasformazione in Spa votata dall’assemblea. La comunicazione dell’avvenuta trascrizione sarà data dalla banca sul suo sito. Importante: chi esercita il diritto di recesso cessa di essere socio della banca.
Le azioni verranno liquidate? Nel concreto è praticamente certo che no, a chi farà il recesso non saranno nell’immediato rimborsate le azioni, perché la banca non ha liquidità sufficiente e ne proporrà l’acquisto ad altri soci. In caso negativo sarà facoltà poi dell’ormai ex socio venderle sul mercato. Tuttavia visto il probabile effetto “rimbalzo” negativo del titolo una volta quotato in Borsa, sarà molto difficile vendere al prezzo di 6,30 euro ad azione.
Che cosa succede a chi vota “Sì”
Se vinceranno con maggioranza di due terzi i favorevoli alla trasformazione in Spa, chi avrà votato “Sì” resterà titolare del proprio pacchetto azionario e, come spiegato prima, avrà un peso decisionale nella nuova società proporzionale alle quote possedute. Esattamente come in tutte le società per azioni. C’è già chi come l’associazione Futuro 150 sta compattando parte dei soci per farli pesare nella futura governance tramite patti parasociali stabili.
A questo punto non avrà molto peso il comportamento individuale, conterà il cambiamento complessivo della forma della banca. Favorevoli o contrari che siano, gli azionisti potranno aderire o meno all’aumento di capitale che il cda varerà subito dopo il passaggio a Spa, usufruendo degli sconti previsti dai vertici per i soci storici.
Oppure una volta partita la quotazione in Borsa mettendo in vendita le azioni. Al prezzo che deciderà il mercato. Quello che chi vota “Sì” non potrà fare è usufruire del diritto di recesso, che rimane prerogativa solo di chi vota “No”.