Foto: Banca Popolare di Vicenza, protesta in Fiera
Clima teso all’assemblea dei dipendenti di Banca Popolare di Vicenza, convocati il 17 febbraio alle 17.30 alla Fiera di Vicenza, il giorno dopo che il cda ha stabilito il valore delle azioni per il diritto di recesso, fissandolo a 6,3 euro, con un crollo dell’89,92% del valore rispetto a un anno fa.
Mentre all’intero della sala di via dell’Oreficeria il direttore generale Francesco Iorio e il presidente Stefano Dolcetta esortavano i bancari a tenere duro per il rilancio della banca – che il 4 marzo ha in programma l’assemblea dei soci che voterà la trasformazione in Spa, l’aumento di capitale da 1,75 miliardi e la quotazione in Borsa – fuori un piccolo drappello di soci, organizzati dalla Casa del consumatore di Schio, esponevano cartelli di protesta. «Avevo in banca 130 mila euro, ora ne ho 12 mila» dice Stefania Marcate, cartello in mano, piccola artigiana.
All’uscita, bocche cucite da parte dei dipendenti. Molti dei quali, essendo anch’essi soci, si sono visti volatilizzare i risparmi, proprio come i clienti dall’altra parte dello sportello. «Siamo noi dipendenti i primi truffati» dice Mauro Turatello del sindacato Fabi.
Fotografie e articolo sono di Giulio Todescan. Si prega di non utilizzare le foto
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