Iorio in Procura contro gli ex vertici BpVi
Francesco Iorio, direttore generale della Banca Popolare di Vicenza, ha depositato un esposto di 9 pagine alla Procura contro gli ex vertici dell’istituto berico, contenente i risultati dell’audit interno e dell’ispezione della Banca centrale europea negli uffici di via Battaglione Framarin. Lo scrive oggi il Sole 24 ore in un articolo firmato da Sara Monaci in prima pagina del dorso Finanza & Mercati, che cita ampi stralci del documento-denuncia di Iorio.
È la prima volta che dall’interno della popolare vicentina arriva una mossa che mette di fatto sotto accusa il vecchio management dell’ex presidente Gianni Zonin e dall’ex ad Samuele Sorato, indagati insieme ad altri quattro nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza e partita dalla perquisizione della sede centrale della banca il 22 settembre 2015.
Nel mirino di Iorio finiscono diverse scelte finanziarie. La prima è l’impiego delle quote nei fondi lussemburghesi Optimum e Athena, fra il 2012 e il 2013, con operazioni successive che hanno portato la banca, scrive il Sole 24 ore, a detenere «direttamente o indirettamente quasi il 100% dei fondi», fatto che rappresenta secondo Iorio un’anomalia perché investimenti «in attività illiquide e comunque estranee all’area di operatività stabilita».
Marchini, Fusillo e Degennaro e i fondi in Lussemburgo
I fondi lussemburghesi avrebbero investito «in obbligazioni emesse da società riconducibili a clienti della banca», fra cui le emissioni di bond Invest per 30 milioni, riconducibile al gruppo dell’imprenditore e politico romano Alfio Marchini, bond Maiora e Fimco per 50 milioni, controllate dal gruppo Fusillo, bond Power Center per 22 milioni, gruppo Degennaro. Marchini, Fusillo e Degennaro sono nomi già emersi nei mesi scorsi dalle carte dell’inchiesta, perché sarebbero fra i destinatari delle famose “lettere d’impegno” con le quali la Popolare di Vicenza avrebbe assicurato al socio che si apprestava a investire nell’aumento di capitale che le azioni sarebbero state in futuro ricomprate dalla banca stessa.
Fra le varie «opacità» citate nell’esposto di Iorio e riportate dal Sole 24 ore ci sono poi gli scambi di azioni fra Banca Popolare di Vicenza e «Veneto Banca (per 15,2 milioni)e di altre banche popolari italiane».
Favoritismi e finanziamenti “baciati”
L’esposto punta poi il dito contro la prassi del finanziamento concesso in cambio dell’acquisto – imposto di fatto – di azioni dell’istituto: «operazioni baciate» in cui, per fare un esempio, se il cliente chiedeva 100, gli veniva concesso un finanziamento di 150 e i 50 di differenza erano reinvestiti dal cliente in azioni. Casi di «favoritismi» poi riguarderebbero alcuni clienti privilegiati che ottenevano «condizioni di finanziamento (…) più favorevoli a quelle di mercato», rese ancora migliori se il cliente acquistava contestualmente azioni della Banca Popolare di Vicenza.