Alfio Marchini e BpVi: i dubbi della Banca d'Italia

Sessanta milioni dalla Banca Popolare di Vicenza alle società di Alfio Marchini attraverso alcuni fondi con sede in Lussemburgo, e altri 75 milioni di euro di prestiti diretti non restituiti. Nelle carte che gli ispettori della Banca d’Italia hanno trasmesso alla Procura vicentina emergono i rapporti finanziari fra il vecchio management della Banca Popolare di Vicenza e il gruppo Marchini di Roma, legato all’imprenditore e politico in corsa come candidato alle elezioni comunali della capitale. E che, è bene precisare, non risulta indagato.

A riportare le valutazioni degli ispettori, il giorno dopo l’esposto alla Procura di Vicenza del direttore generale della Popolare Francesco Iorio che mette sotto accusa proprio la gestione Zonin (indagato con altri 5 per ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio), sono oggi il Sole 24 ore (con un articolo di Sara Monaci) e Repubblica (qui l’articolo di Fabio Tonacci e Francesco Viviano su repubblica.it). Gli articoli fanno il punto sulle indagini portate avanti dal Nucleo valutativo della Guardia di Finanza.

È Giampaolo Scardone, ex capo degli ispettori della Banca d’Italia, a firmare «un giudizio parzialmente sfavorevole» sulla banca vicentina in un rapporto del 16 luglio 2015, scrive il Sole. Emanuele Gatti è invece l’ispettore che guida la “missione” fra i bilanci della popolare. E nel suo rapporto si parla di «60 milioni di euro della Banca Popolare di Vicenza, transitati su alcuni fondi lussemburghesi e finiti alle società di Alfio Marchini», riporta Repubblica, ma anche «ben 75 milioni di euro di prestiti non restituiti». Un’esposizione che la banca ha recentemente messo sotto la voce “crediti a incaglio”, cioè che sono si riescono a recuperare per le difficoltà economiche dei soggetti a cui i prestiti sono stati concessi.

Il ruolo dei fondi lussemburghesi

“Optimum Multistrategy 1”, “Optimum Multistrategy 2” e “Athena” sono i tre fondi con sede in Lussemburgo in cui la Popolare aveva investito negli anni scorsi 350 milioni. Quei fondi a loro volta hanno investito, ricostruiscono gli ispettori, 30 milioni di euro sottoscrivendo prestiti obbligazionari della società Imvest, in cui il Gruppo Marchini ha una partecipazione, e la stessa Imvest ha poi effettuato un prestito pari alla stessa cifra alla Astrim, società immobiliare dello stesso gruppo. Altri 19 milioni sono stati investiti da uno dei fondi per sottoscrivere l’aumento di capitale della Methorios spa, società di consulenza romana che per la stessa cifra ha acquistato azioni del Gruppo Marchini.

Sul Sole 24 ore Alfio Marchini si dichiara parte lesa e offre la sua versione dei fatti negando la ricostruzione della Banca d’Italia: «La Imvest non è del Gruppo Marchini, che ne detiene sono una partecipazione», inoltre il bond Imvest aveva «interessi pari al 5%, pagati per circa 3 milioni, quindi un affare per chi lo ha comprato». Per quanto riguarda l’esposizione da 75 milioni con la banca, «abbiamo già pagato interessi per 8 milioni» dice Marchini, spiegando che un confronto è ancora in corso fra il suo gruppo e l’istituto di via Battaglione Framarin.

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