Veneto Banca: oggi piano industriale in Cda
Sarà il 5 dicembre il giorno della verità per Veneto Banca: a quella data è infatti fissata l’assemblea dei soci dell’istituto di Montebelluna che voterà la trasformazione della popolare in società per azioni, e contestualmente l’aumento di capitale da 1 miliardo di euro. La banca ha chiuso la semestrale al 30 giugno 2015 con una perdita di oltre 213 milioni di euro, 299 milioni di rettifiche su crediti, 49 milioni di svalutazione degli avviamenti.
Veneto Banca: oggi in Cda il piano industriale
Ma oggi è una giornata altrettanto importante: il Cda di Veneto Banca infatti è chiamato ad approvare il nuovo piano industriale redatto dalla squadra del direttore generale Cristiano Carrus. Il piano sarà presentato domani mattina alla stampa. In serata il Cda ha comunicato di aver cooptato Carrus che è stato nominato amministratore delegato.
Intanto il sindacato Fabi del Gruppo Veneto Banca in una nota sostiene che «in questo modo non si andrà molto lontano»: «Ormai è evidente: crediamo di non sbagliare nel sostenere che Veneto Banca non ha alcuna intenzione di erogare un riconoscimento ai propri dipendenti per il lavoro profuso nel 2014, uno degli esercizi, per ora, più critici nella storia della nostra banca. L’azienda ha sempre affermato che oggettivamente le compatibilità di bilancio non ci sono e che i requisiti posti dalla vigilanza vietano il pagamento di retribuzione variabile di risultato in presenza di una perdita di bilancio e di carenza di capitale».
I sindacati chiedono un’azione di reponsabilità
In una dura nota la Fisac Cgil chiede che l’attuale Cda o l’Assemblea dei soci diano avvio a un’azione di responsabilità verso «chi ha causato questo disastro». «In Veneto Banca il prezzo che pagano i dipendenti è già altissimo – si legge nella nota – L’immagine negativa dell’istituto, infatti, è un vestito che il dipendente si porta addosso ogni giorno in qualunque luogo della propria vita privata sia esso il bar, la famiglia o la riunione condominiale o in palestra. Ed è il prezzo più alto che si possa chiedere a chi, sempre, ha profuso impegno e dedizione raccogliendo oggi accuse, critiche, nella migliore delle ipotesi prese in giro. Dipendenti che, oltre a perdere la faccia, perderanno anche un sacco di denaro avendo, molti di essi, tra i risparmi, anche le azioni ‘consigliate’ nel tempo dai vertici, che si sono guardati bene dal fare lo stesso proporzionalmente a quanto guadagnavano. Le colpe di chi ci ha condotto sono immense, è del tutto evidente la distruzione di valore che genererà questa vicenda. Per questo chiediamo con forza al nuovo Management, all’attuale CdA o a chi verrà dopo e all’Assemblea dei Soci, che si dia avvio ad un’azione di responsabilità verso chi ha causato questo disastro».
“Si taglia sui dipendenti ma non su auto blu”
Ma mentre «la banca non avrebbe intenzione di erogare nemmeno il contributo annuale a favore del Circolo del Personale costretto così a sciogliersi», su altri fronti, afferma il sindacato Fabi, «la parola risparmio sembrerebbe non aver alcun significato: a titolo di esempio a Montebelluna il parco auto continua a non dar segnali di contenimento. Del resto anche la policy sulle auto aziendali, con la quale si definivano regole di assegnazione ed utilizzo dei servizi accessori, prevedeva che gli assegnatari di un’autovettura avrebbero continuato a beneficiare sempre della stessa tipologia di autovettura assegnata o, comunque, di una vettura della stessa categoria/classe…».
«Recentemente ci è stato riferito che il Consiglio di Amministrazione avrebbe deliberato consistenti donazioni – prosegue la nota del sindacato Fabi – per non si sa bene quale inedita iniziativa o ristrutturazione di immobili di presunta grande importanza culturale e storica. Se ciò fosse vero sarebbe molto grave. Possibile che per questa tipologia di spese la vigilanza non dica nulla?».